L’Egitto ristruttura le partecipazioni statali
27 Marzo 2019

Il Cairo punta a riorganizzare le partecipazioni statali per migliorarne la gestione, massimizzare i risultati e ridurre le perdite. Sotto l’impulso del nuovo ministro delle Imprese del settore pubblico Hesham Tawfik, entrato in carica a metà giugno 2018, il governo è alla ricerca di partnership con investitori internazionali per rilanciare le aziende pubbliche, criticate per essere inefficienti e schiacciate da troppa burocrazia. Già in passato il Cairo è intervenuto nell’economia di Stato con due fasi di privatizzazioni totali o parziali, che hanno coinvolto quasi 400 imprese: la prima dal 1991 al 1997 e la seconda dal 2004 al 2010.
In base a quanto dichiarato dal ministro ai media locali, il Cairo attualmente racchiude le partecipazioni statali in otto holding con 121 aziende: 48 imprese sono in perdita e 73 in profitto. Nell’anno fiscale 2015-16, le perdite sono ammontate a 7,5 miliardi di sterline egiziane, circa 380 milioni di euro. «Abbiamo concepito un piano di sviluppo iniziale per 26 società, che hanno totalizzato il 90% delle perdite totali delle 48 società», ha dichiarato Tawfik. «Abbiamo studiato i punti di forza e di debolezza delle aziende e abbiamo deciso di ristrutturarle. Oltre a queste 26 società, ne abbiamo altre che – seppur siano in utile – possono essere più efficienti e dare profitti maggiori. E’ su queste quaranta società che concentreremo la ristrutturazione in una prima fase. Abbiamo già avviato le procedure operative e in generale sappiamo cosa deve essere fatto, ma dovremo poi esaminare i casi a livello individuale».
Il governo vuole dunque trovare aziende internazionali che abbiano la capacità e l’esperienza per gestire le società pubbliche e riportarle al profitto. I partner stranieri otterrebbero in cambio una quota determinata degli utili per 20 anni.
Il focus maggiore è sul settore dell’auto, oltre che sulla siderurgia. Il ministero mira a produrre tra 100mila e 150mila veicoli all’anno e non a limitare il settore soltanto sull’assemblaggio. L’obiettivo è quello di attrarre un investitore che non voglia fabbricare soltanto per il mercato interno, ma miri anche all’export. El Nasr è la candidata a svolgere questo ruolo. La casa automobilistica fondata nel 1960 a Helwan a 25 chilometri a Sud del Cairo e attualmente in perdita per 12 milioni di sterline egiziane all’anno, con un partner in grado di produrre 50-60mila veicoli all’anno. «Sceglieremo il partner straniero su base tecnica e l’accordo sarebbe un contratto di partnership, basato sulla condivisione di profitti, con una penalità a carico del partner nel caso in cui l’obiettivo di produzione stabilito nel contratto non fosse raggiunto».
Nei confronti delle aziende in perdita il governo tende a escluderne la liquidazione, come avvenuto a ottobre del 2018 con la National Company of Cement, azienda perdeva circa 2,55 miliardi di sterline egiziane (circa 145 milioni di dollari) all’anno. Anche le operazioni di fusioni non sono contemplate nel piano. Nel caso di El Nasr, per esempio, il ministro ha detto che la fusione sarebbe un’eccezione alla regola. «Se siamo d’accordo con un investitore per produrre 60mila automobili, potremmo discutere di una fusione in quanto El Nasr da sola non è in grado di raggiungere tale obiettivo».
Per quanto riguarda il settore siderurgico, la ristrutturazione riguarda la Egyptian Iron and Steel Company, che dal 2014 ha assunto un consulente internazionale per studiare il potenziale di sviluppo. L’impianto è stato costruito negli anni ’50. Fino al 2008, la società dava profitti, anche se pochi a causa dell’obsolescenza dei macchinari. Da dieci anni subisce perdite. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di trovare un partner straniero. Il consiglio di amministrazione della Egyptian Iron and Steel Company ha annunciato un bando di gara. Il partner straniero avrebbe il compito di ristrutturare le unità produttive dell’azienda con un costo preliminare di 250 milioni di dollari per arrivare a una produzione annua superiore a 1,2 milioni di tonnellate. E questo in cambio della partecipazione agli utili. Secondo Mohamed Dawoud, vicepresidente della Camera delle industrie metallurgiche della Federazione egiziana delle industrie, «il sostegno di un partner straniero è fondamentale dal momento che l’Egitto non ha le capacità tecnologiche necessarie». Dawoud ha aggiunto che il successo delle imprese del settore pubblico dipenderà anche dalla riduzione della burocrazia.