L’Egitto preme l’acceleratore sull’Oil & Gas per diventare indipendente anche nel petrolio, dopo aver ritrovato l’autosufficienza nel gas a fine 2018. Quest’anno il Cairo intende attrarre capitali per investire 10 miliardi di dollari. A questo scopo sta studiando i dettagli di un nuovo tipo di contratto per il settore che fornirà agli investitori incentivi per le esplorazioni nelle aree ancora non sviluppate. Lo ha detto il ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie egiziano Tarek El-Molla in un’intervista a Bloomberg: “Stiamo migliorando il processo di recupero dei costi per essere più veloci, meno burocratici e più efficienti”. Il governo lancerà a breve un nuovo giro di gare per il Mar Rosso, mentre si stanno per assegnare una dozzina di concessioni esplorative.
Secondo alcune indiscrezioni i nuovi contratti messi a punto dal Cairo dovrebbero permettere agli investitori di controllare la loro quota di produzione invece che vendere al governo a prezzi predefiniti. Gli accordi attuali danno agli investitori circa un terzo della produzione di un progetto per coprire i costi di esplorazione e produzione. Il resto è diviso con il governo, che ha il diritto di acquistare l’intera produzione a un prezzo prestabilito. Ma questa tipologia di contratti non è gradita alle compagnie petrolifere internazionali. La revisione dei contratti di settore fa parte di un piano più ampio per liberalizzare l’industria energetica.
La scoperta da parte di Eni del gigantesco giacimento offshore Zohr nel 2015 la cui produzione di gas a Zohr è iniziata già nel dicembre 2017, ha consentito all’Egitto di recuperare quell’auto-sufficienza nel settore del gas persa dopo il 2011. Zohr ha, inoltre, segnato l’inizio di una nuova fase di attività di esplorazione offshore che ha portato alla scoperta di altri giacimenti. Numerosi progetti per sviluppare campi di gas – oltre a Zohr, Atoll, Noras e North Alexandria – hanno contribuito all’aumento della produzione del 60% rispetto alla media nel 2015/2016.
Tra il 2015 e il 2018, l’Egitto ha firmato una sessantina di accordi energetici con investimenti per 14 miliardi di dollari che hanno portato alla svolta. La produzione attuale di gas naturale è compresa tra i 6,4 e i 6,6 miliardi di piedi cubi al giorno. E da Zorh proviene quasi un terzo dell’intera produzione, 2 miliardi di piedi cubi al giorno. Lo ha confermato Tarek el Molla durante la conferenza stampa di presentazione della fiera Egyps (Egypt Petroleum Show), che si è svolta al Cairo dall’11 al 13 febbraio.
L’Egitto ora ha in programma di diventare un hub regionale di riesportazione di gas naturale liquefatto (Gnl o Lng) che ha la fortuna di essere a due passi dall’Europa. Di recente ha acquistato otto navi di trasporto per il gas naturale liquefatto e intende creare una piattaforma per il commercio di energia nella regione.
Il governo egiziano sta investendo fortemente per espandere la capacità e l’efficienza degli impianti di raffinazione e prevede di non avere più bisogno di importare carburante nell’arco di quattro anni. Ne è un esempio la Egyptian Refining Company controllata dalla società di investimento Qalaa Holdings, guidata da Ahmed Heikal. La raffineria, costata 4,3 miliardi di dollari, nell’area del Cairo avrà una “capacità di 4,7 milioni di tonnellate di prodotti raffinati all’anno e produrrà fino a 2,3 milioni di tonnellate di gasolio e cherosene, consentendo all’Egitto di ridurre l’attuale livello di importazioni di gasolio del 40 per cento”, ha scritto Qalaa sul suo sito web.