Sarà più grande della Sardegna, del Libano e di Israele. Difficile pensare che Neom, con tutti i suoi 26.500 chilometri quadrati, sarà soltanto una città. Infatti, il progetto voluto da Mohammed bin Salman, il 32enne principe ereditario dell’Arabia Saudita, è molto più ambizioso: l’obiettivo di quella che punta a essere una specie di Silicon Valley nel cuore del Medio Oriente, è quello di cambiare l’economia del Paese, liberalizzandola e rendendola meno dipendente dal petrolio. Il nome, “Neom”, non è un caso: unisce la radice latina, neo, con la lettera M, iniziale di mustaqbal, che in arabo significa futuro.
La città sorgerà in una località incontaminata, sul Mar Rosso, nella parte nord-occidentale del Paese, al confine con la Giordania e l’Egitto e sarà quindi in una posizione strategica. Presentandola nell’autunno del 2017 in occasione del forum Future Investment Iniziative, al quale hanno partecipato 3.500 uomini d’affari provenienti da 88 Paesi e anche il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, Mohammed bin Salman ha assicurato che Neom «diverrà un hub globale che collegherà Asia, Europa e Africa e sarà il posto più sicuro, efficiente e orientato al futuro del mondo, nonché il luogo migliore in assoluto per vivere e lavorare».
Con qualche eccezione. A Neom per esempio, come vuole la legge islamica, vigerà il proibizionismo. «Lo straniero che vorrà bere alcolici è libero di andare nei vicini Egitto o Giordania». Fortunatamente la città sarà collegata a Sharm El Sheikh da un lunghissimo ponte, poggiato sulle isole di Tirane Sanafir «donate» il 4 marzo scorso dal presidente egiziano Al Sisi in occasione della visita del re saudita al Cairo.
Per attrarre talenti e investimenti stranieri, Neom avrà una zona franca con una propria dogana, una tassazione particolare, una legislazione speciale sul lavoro e un sistema giudiziario autonomo soggetto a regolamenti indipendenti che saranno redatti (altra novità) assieme agli imprenditori locali e non. A Neom saranno ammesse soltanto produzioni e attività di pregio, concentrate in nove settori di investimento: energia e acqua, trasporti, biotecnologie, cibo, scienze tecnologiche e digitali, manifattura avanzata, mezzi di comunicazione, divertimento. Formalmente, la sovranità territoriale rimarrà a Riad.
Il progetto, che vale 500 miliardi di dollari, rientra nella Saudi Vision 2030, un piano da due triliardi di dollari che il re saudita ha iniziato nel 2016 con un obiettivo: diversificare l’economia del primo Paese esportatore di petrolio, creare posti di lavoro nel settore privato e snellire la burocrazia, trasformando l’Arabia Saudita in un Paese nuovo. L’Arabia Saudita punta così a fare concorrenza (o a imitare) gli Emirati Arabi (su tutti Dubai) e il Qatar, entrambi diventati esempi di uno sviluppo economico complementare al petrolio.
La direzione è stata affidata a un top manager occidentale dalla fama mondiale: il 60enne tedesco Klaus Kleinfeld, ex amministratore delegato di Siemens e di Alcoa. Oltre a quelli stranieri, buona parte degli investimenti necessari verrà dal fondo per gli investimenti (Pif) di cui Salman è presidente, e che ora dispone di 230 miliardi di asset ma che punta a lievitare una volta che sarà quotato in Borsa il 5% della Aramco (le piazze finanziarie in corsa per l’Ipo sono New York, Londra, Tokyo e Hong Kong).
La città avrà un nuovo modello abitativo, iper-tecnologico e sostenibile. La «città ideale», incastonata tra il golfo di Tirane e la Giordania, sarà alimentata interamente da fonti rinnovabili con impianti eolici e solari, tutti i trasporti saranno dotati di guida automatica, tra i grattacieli voleranno droni carichi di passeggeri ed è garantita la connessione internet Wi-Fi ad altissima velocità gratuita. Entro il 2030 il piano prevede che siano realizzati un’area residenziale, un distretto finanziario, un settore destinato all’intrattenimento e al turismo e un reticolo di poli industriali dedicati: energie rinnovabili, settore idrico, biotecnologie, filiera alimentare, scienze tecnologiche e digitali. Il via ai lavori è previsto nel primo trimestre 2019, la prima fase di sviluppo della città dovrebbe concludersi a fine 2025. Con oltre 70 società impegnate in grandi progetti infrastrutturali, l’Italia è uno dei principali partner commerciali del regno saudita. E grazie a Neom le opportunità di business sono destinate ad aumentare.