Nasce in Africa il mercato comune più grande del mondo
22 Luglio 2019

Il lancio ufficiale è stato il 7 luglio a Niamey, la capitale del Niger, con il discorso del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, in qualità di presidente dell’Unione Africana: è nata l’Afcfta (African Continental Free Trade Agreement), l’Area di libero scambio continentale africana che ha dato il via libera al più grande mercato comune del mondo per estensione geografica e per numero di Paesi coinvolti (54 su 55, tutti tranne l’Eritrea), che complessivamente hanno un Pil di oltre 2.500 miliardi di dollari e 1,2 miliardi di consumatori. Un mercato che fa gola a molti, a partire dai maggiori competitori sull’area, Cina e Unione Europea in testa, che guardano anche alle proiezioni demografiche: nel 2050 secondo le Nazioni Unite l’Africa avrà 2,4 miliardi di persone, nel 2100 supererà i 4 miliardi.
L’accordo, che secondo alcuni osservatori è la maggiore occasione di sviluppo per l’Africa, prevede l’eliminazione entro i prossimi cinque anni delle tariffe doganali sul 90 per cento dei prodotti commerciali scambiati dai Paesi africani. La liberalizzazione riguarda anche il settore dei servizi. Ciò significa che il commercio intra-africano, sino a oggi limitato al 17 per cento delle transazioni totali dei vari Stati, potrà svilupparsi fino a raggiungere la potenzialità massima stimata dall’Eca (Economic Commission for Africa) del 50 per cento entro il 2022 (rispetto al flusso del 2010). Un rapporto delle Nazioni Unite prevede il raddoppio del commercio intra-africano entro dieci anni.
Nel dettaglio, il 90 per cento delle merci sarà liberalizzato nel corso di 5-8 anni. Il 7 per cento sarà classificato come “sensibile” e liberalizzato per 10-13 anni e il 3 per cento sarà completamente esentato dalla libera circolazione. L’assegnazione di beni e prodotti a queste tre categorie deve ancora essere negoziata. Così come rimane da stabilire dove avrà sede il segretariato. Sette stati membri (Egitto, Eswatini, Etiopia, Kenya, Ghana, Madagascar e Senegal) hanno presentato offerte per ospitarlo.
Sinora, anziché rivolgersi alla produzione locale, il commercio africano si è basato sulla rivendita di prodotti importati anche se la materia prima con cui la maggior parte di tali prodotti è fabbricata proviene dall’Africa. Questo accade anche perché il groviglio di tariffe doganali rendeva gli scambi intercontinentali costosi e lunghi. Gli operatori commerciali, quindi, preferivano inviare le materie prime nelle fabbriche cinesi o europee per poi riacquistare il prodotto finito e metterlo sul mercato. Tutto ciò ha significato meno posti di lavoro rispetto alla capacità produttiva del continente e una forte esposizione dei prezzi ai mercati finanziari globali.
L’Africa va, dunque, controcorrente rispetto al protezionismo che caratterizza i rapporti delle prime economie del mondo – Stati Uniti e Cina – e comincia ad abbattere dazi doganali, standard e burocrazia per agevolare gli scambio tra le imprese. Un processo che ricorda quello che portò alla nascita della Comunità Economica Europea.
La decisione di dare vita all’AfCFTA risale al 2012, al vertice dell’Unione Africana che si tenne ad Addis Abeba. I leader africani decisero di creare una nuova area di libero scambio continentale entro il 2017. Al vertice dell’Unione Africana del 2015 a Johannesburg furono avviati i negoziati che hanno portato all’accordo da parte di 44 Paesi. Lo scorso 30 maggio è stata raggiunta la soglia delle 22 ratifiche necessarie per l’entrata in vigore. All’ultimo minuto, sono entrati la Nigeria – il Paese più popoloso dell’Africa e prima economia continentale – e il Benin. Manca, a questo punto, la sola formalizzazione dell’Eritrea e il suo ingresso potrebbe avvenire in tempi non troppo lunghi considerando il processo di pace in corso con l’Etiopia.
In Africa esistono già aree commerciali più piccole l’Eac (East African Community) e il Comesa (Common Market for Eastern and Southern Africa), che hanno già parzialmente introdotto il libero scambio a livello regionale. Il preambolo dell’accordo che istituisce l’AfCFTA riconosce le comunità economiche regionali esistenti “come blocchi costruttivi verso la creazione di AfCFTA”. La nuova area dovrebbe anche ridurre la vulnerabilità delle economie africane all’andamento dei prezzi delle commodities e creare mercati più grandi e attrattivi per gli investimenti provenienti da altre parti del mondo.