Entra a regime la produzione di petrolio da parte dell’Etiopia, che ha dato il via alla fase di sviluppo delle infrastrutture per esportarlo. L’11 ottobre il governo di Addis Abeba e il Sudan hanno concordato di realizzare un oleodotto congiunto al servizio dei due Paesi. Ciò è avvenuto durante un incontro nella capitale etiope tra il ministro sudanese dell’Energia Adel Mohamed Ibrahim, con la sua controparte etiope, Seleshi Bekele, nell’ambito di una visita ufficiale del primo ministro sudanese Abdalla Hamdok. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale del Sudan (Suna), Khartum e Addis Abeba inviteranno anche il Sud Sudan a costruire un altro ramo dell’oleodotto per estenderlo allo Stato, che ha conquistato l’indipendenza nel 2011.
Ma la rete delle infrastrutture che Addis Abeba intende costruire non punta soltanto a Nord-ovest e a Ovest, ma anche a Est, verso il mare. Entro luglio 2020 saranno avviati i lavori per la costruzione di un oleodotto petrolifero che collegherà la regione orientale dell’Ogaden e Gibuti. Lo ha riferito il ministro delle Miniere e del Petrolio etiope, Kuang Tutlan, spiegando che il suo ufficio è in attesa dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dopo che l’accordo è stato già siglato dal governo di Addis Abeba e da quello di Gibuti a febbraio di quest’anno.
L’Etiopia ha iniziato a produrre petrolio greggio per la prima volta in assoluto nei campi di Kalub e Hilala, nella parte orientale del Paese, a fine giugno del 2018. Secondo le autorità, la produzione sta dando buoni risultati: 3.900 barili di greggio sono stati forniti a mercati lontani dal giacimento sviluppato dalla compagnia cinese Poly-GcL Petroleum Investment Limited, basata nell’Ogaden. Lo stato regionale dispone di riserve pari a circa un milione di barili di petrolio.
L’estrazione mineraria ha contribuito finora per il due per cento all’economia etiope, ma con la produzione di petrolio e l’arrivo degli stranieri la percentuale è destinata ad aumentare. Si è, infatti, ravvivato l’interesse delle compagnie petrolifere straniere a prendere nuove concessioni e questo grazie alla rimozione di una direttiva della Banca nazionale dell’Etiopia che obbligava le compagnie impegnate in progetti di esplorazione e sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas ad aprire un conto bancario in valuta estera in Etiopia. La norma è stata un ostacolo agli investimenti stranieri. Dopo ripetuti appelli da parte delle compagnie petrolifere, il Primo Ministro Abiy Ahmed nel giugno scorso ha annullato la direttiva.
Poly GCL Petroleum Investments, Africa Oil, New Age, Delonex Energy, Gazprom, vale a dire le principali compagnie internazionali interessate, avevano sospeso le operazioni a causa della direttiva. Un alto funzionario del ministero delle Miniere e del Petrolio ha dichiarato a The Reporter che le compagnie petrolifere internazionali hanno rimesso mano ai progetti e hanno manifestato l’intenzione di chiedere nuove concessioni per le esplorazioni petrolifere. Da quando è stato rimosso l’ostacolo, una società si è già dichiarata pronta a firmare un accordo di condivisione della produzione e che altre aziende stanno mostrando interesse per nuove concessioni. «Abbiamo anche preparato blocchi di esplorazione aperti non solo nell’Ogaden ma anche in altre parti del Paese – ha detto – . La soppressione della direttiva ha fatto risorgere il settore petrolifero e del gas che era rimasto fermo».
L’Etiopia, gli oleodotti e le concessioni agli stranieri: il petrolio nuova frontiera economica
4 Novembre 2019