L’Etiopia e la nuova economia degli idrocarburi: Addis Abeba diventa un produttore di petrolio
20 Agosto 2018

L’Etiopia diventa un produttore di petrolio. Dal 28 giugno, per la prima volta nella storia, Addis Abeba ha iniziato a estrarre greggio dai campi di Calub e Hilala che si trovano nella regione dell’Ogaden, nella parte orientale del Paese vicina al confine con la Somalia.
Nell’estrazione di prova, i tre pozzi petroliferi hanno riempito 150 barili. La produzione iniziale è stimata in 450 barili di greggio al giorno, quota che aumenterà una volta completata la fase di test e quando la produzione sarà a regime. Il ministro delle Risorse minerarie Meles Alem ha dichiarato che l’area ha tra i 6 e gli 8 trilioni di metri cubi di greggio. L’esportazione di greggio in quantità significative partirà dopo il 2021, quando si prevede che sarà ultimato l’oleodotto da 700 chilometri fino al porto di Gibuti.
Responsabile delle attività estrattive è la compagnia cinese Poly-Gcl Petroleum Group Holdings Limited, che è anche impegnata nel progetto per il gas naturale sempre in Ogaden, che ha riserve stimate in 8 trilioni di metri cubi. Poly-Gcl Petroleum Group, una partnership tra il gruppo statale cinese China Poly e il Golden Concord Group di Hong Kong, ha firmato cinque accordi con il governo etiope nel 2013 per i diritti di esplorazione in Ogaden. Le prime esportazioni di gas – 3 milioni di metri cubi il primo anno per poi raddoppiare a partire dal secondo – dovrebbero iniziare nel 2019, quando il nuovo porto di Gibuti, che avrà anche un impianto di liquefazione, sarà operativo. Il Gnl arriverà attraverso un gasdotto di nuova costruzione e sarà spedito al mercato finale, ma sarà anche portato verso la capitale Addis Abeba e in altre parti del Paese per servire le fabbriche di cemento.
L’Etiopia sta sviluppando il settore delle estrazioni per diversificare l’economia, che sta registrando la crescita più rapida di tutta l’Africa. Il nuovo business degli idrocarburi alimenta grandi speranze per il futuro del Paese e per la sua trasformazione da società prevalentemente agricola a Paese più sviluppato. Secondo l’Agenzia Statistica Etiopica, l’agricoltura contribuisce al 48 per cento del Pil e impiega l’85 per cento della forza lavoro, mentre l’estrazione mineraria contribuisce attualmente soltanto per il 2 per cento all’economia. L’esportazione del gas dovrebbe portare un reddito annuo di 7 miliardi di dollari, mentre dall’export del greggio è atteso un altro miliardo.
Addis Abeba prevede di aumentare il contributo delle risorse naturali al prodotto interno lordo (80 miliardi di dollari nel 2017) dall’1,5% al 10% e di ricavare metà della sua ricchezza dall’industria entro il 2025, quando prevede di diventare un Paese a reddito medio con un reddito nazionale pro capite che dovrebbe passare da 1.045 a 12.736 dollari. Il governo di Abiy Ahmed spera che l’estrazione e l’esportazione di petrolio possa contribuire a risolvere la carenza di valuta estera nel Paese, ridurrà la dipendenza dalle importazioni di carburanti e creerà posti di lavoro.
Oltre ai cinesi, nell’oil&gas etiope stanno entrando anche gli Emirati Arabi Uniti, che a giugno hanno promesso 3 miliardi in aiuti e investimenti. In un incontro avvenuto ad Addis Abeba l’8 agosto gli Eau hanno annunciato il progetto di costruire un oleodotto tra Eritrea ed Etiopia che correrà tra la città portuale eritrea Assab e la capitale etiope.
La nuova economia degli idrocarburi trova terreno fertile anche nella nuova situazione dell’area, che si sta stabilizzando. A metà agosto, il gruppo ribelle etiope Fronte di liberazione dell’Ogaden (Onlf) ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale. Lo ha riferito l’agenzia di stampa panafricana “Apa”. Dopo l’annuncio, una delegazione dell’Onlf guidata dal portavoce del movimento, Adani Abdulkadr Hermoge, è stata ricevuta ad Addis Abeba dal ministro dell’Interno etiope Kassahun Gofe. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed aveva recentemente invitato l’Onlf a deporre le armi per favorire la stabilizzazione dell’Est del Paese. Dal 1984 l’Onlf lotta per l’indipendenza dell’Ogaden.