L’Egitto, l’accordo energetico con l’Europa e il ruolo dell’Italia
16 Maggio 2018

Si rafforza la collaborazione tra l’Egitto e l’Unione europea nel campo dell’energia e l’Italia è chiamata ad avere un ruolo di rilievo. A fine aprile, dieci anni dopo l’ultimo accordo per rafforzare la cooperazione energetica tra l’Egitto e l’Ue che risale al 2008, in occasione della visita ad alto livello di tre giorni al Cairo del commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia è stato firmato un memorandum di intesa. «Il memorandum di intesa – ha detto lo spagnolo Miguel Arias Cañete – non è solo un documento con alcune buone intenzioni: da qui al 2022 sono previste azioni molto concrete in diverse aree».
L’accordo riflette l’importanza di aumentare la cooperazione bilaterale nel settore al fine di potenziare la sicurezza delle forniture e diversificare le fonti di approvvigionamento, accelerando la transizione verso un’economia a basse emissioni inquinanti. E ha molto rilievo in quanto Bruxelles – ha detto sempre Cañete – «ha pochi dialoghi energetici: oltre a quello con l’Egitto, ce n’è in corso uno con l’Algeria e uno con la Turchia». Circa l’entità finanziaria dell’intesa, Cañete ha ricordato che le sovvenzioni dell’Unione ai progetti in Egitto ammontano a 1,2 miliardi di euro, «ma abbiamo mobilitato attraverso istituzioni finanziarie quasi 3,8 miliardi».
L’Egitto punta a diventare uno snodo nel settore della produzione e dell’esportazione di gas e dell’elettricità verso l’Europa e per l’intera regione e il partenariato strategico sull’energia va dritto in questa direzione. «La UE e l’Egitto sono partner strategici per l’energia – ha detto il commissario europeo – e il potenziale per una cooperazione energetica ancora più stretta è enorme. Spero che questa visita preannunci una nuova fase di relazioni più strette e più intense. L’Egitto può aprire la strada alla transizione pulita nel Mediterraneo orientale e contribuire così agli obiettivi climatici di Parigi e allo sforzo di de-carbonizzazione a livello mondiale. C’è molto da guadagnare in termini di accesso a nuove opportunità di mercato per le imprese e i cittadini, europei e egiziani. La UE è pronta a sostenere il Cairo nelle sue riforme del mercato dell’energia e a promuovere gli investimenti sostenibili».
Il commissario ha fatto un riferimento preciso al ruolo dell’Italia per realizzare le infrastrutture necessarie per trasformare il Paese nordafricano in un polo regionale per la commercializzazione dell’energia. A tal proposito, il commissario europeo ha evidenziato che, durante la sua visita al Cairo, ha discusso delle modalità per collegare il gasdotto East Med da Cipro all’Egitto.
Nei prossimi cinque anni i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa dovranno spendere 260 miliardi di dollari per la produzione di elettricità per soddisfare la domanda crescente. Secondo un rapporto Arab Petroleum Investment Corp, la regione deve fare questi investimenti per aggiungere 117 gigawatt di generazione di energia entro il 2022. La banca multilaterale per lo sviluppo energetico ritiene che siano necessari 152 miliardi di dollari per la generazione di elettricità e il resto per i progetti di trasmissione e distribuzione. Secondo le analisi, la capacità energetica in Medio Oriente e Nord Africa, attualmente pari a 321 GW, deve crescere del 6,4% in media ogni anno entro il 2022.
Intanto, Zorh prosegue. Eni – che è il maggior azionista del progetto in Egitto – ha annunciato l’avvio della terza unità di produzione (T-2) del progetto che porterà la capacità complessiva installata a 1,2 miliardi di piedi cubici di gas al giorno. L’avvio del terzo treno, avvenuto a una settimana di distanza dall’avvio del secondo, conferma il crono-programma che prevede di raggiungere 2 miliardi di piedi cubici di gas entro fine anno e 2,7 miliardi di piedi cubici di gas nel 2019. Zohr, che rappresenta la scoperta di gas più grande mai realizzata in tutto il Mar Mediterraneo, ha un ruolo fondamentale nel sostenere l’Egitto a perseguire l’indipendenza dall’importazione di gas naturale liquefatto. Il progetto è operato da Petrobel, la società detenuta congiuntamente da Eni e dal gruppo statale Egyptian General Petroleum Corporation.