Rimuovere il sale dall’acqua del mare per renderla potabile. Il Cairo costruirà ad Ain Sokhna un mega impianto di desalinizzazione che, una volta completato e andato a regime, purificherà 164 mila metri cubi di acqua al giorno: sarà uno dei più grandi al mondo. Attualmente in fase di sviluppo, la stazione di desalinizzazione andrà a beneficio della zona economica situata a Nord-ovest del Golfo di Suez e sarà in grado di fornire acqua dolce a circa due milioni di persone al giorno. L’impianto non è un unicum, ma si integra in un sistema composto da tre stazioni di dissalazione giganti situate all’interno di El Galala, a est del governatorato di Port Said e nella città di El Alamein. Il governo egiziano ha già costruito numerosi impianti di dissalazione dell’acqua marina nel governatorato costiero di Marsa Matrouh, con la capacità di purificare fino a 100.000 metri cubi di acqua di mare ogni giorno.
L’Egitto – come altri Paesi del Medio Oriente – sta cercando nuove fonti idriche e affronta anche così la sfida della mancanza di acqua. In un’epoca caratterizzata dal climate change e dalla siccità che ne consegue in alcune zone del Pianeta più che in altre – e il Nord Africa e il Medio Oriente sono tra queste – la sfida di avere acqua potabile è una delle principali che si troveranno – e già si trovano – ad affrontare i governi. In base alle previsioni del Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – un’istituzione scientifica riconosciuta a livello internazionale – entro i prossimi 30 anni nel bacino del Mediterraneo la temperatura media continuerà a crescere mentre le precipitazioni subiranno una riduzione significativa. Per la Nato, il cambiamento climatico è l’ultimo “moltiplicatore di minaccia” che può esacerbare l’instabilità politica (si veda il report “Food and water security in the Middle East and North Africa”, pubblicato dal Comitato scienza e tecnologia nel maggio del 2017).
Oggi l’Egitto fa affidamento sul Nilo ma di fronte all’aumento della popolazione e allo sviluppo economico, il grande fiume potrebbe non essere più sufficiente. Quest’ultimo riceve ogni anno una quota pari a 55,5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto al totale di 88 miliardi che scorrono nel fiume. La lotta per il controllo dell’acqua del Nilo è una questione geopolitica che va avanti da centinaia di anni, ma si sta surriscaldando sempre di più negli ultimi mesi. L’acqua è una risorsa strategica (anzi, di sicurezza nazionale come ha detto al Sisi in novembre) e un Paese come Israele, che lo ha capito da tempo, è all’avanguardia nelle infrastrutture e nella tecnologia che gli hanno permesso di raggiungere l’indipendenza idrica.
Le sfide per la tecnologia della dissalazione sono tre: minimizzare il consumo di energia elettrica, abbassare il costo dei filtri e smaltire il sale scartato durante il processo di lavorazione, considerando il fatto che la concentrazione salina e la temperatura dell’acqua del Mar Rosso sono le più elevate al mondo. La tecnologia dell’osmosi inversa permette di produrre dall’acqua del mare una notevole quantità di acqua dolce a un prezzo inferiore rispetto ad altre tecniche. Fino a qualche anno fa, il metodo più diffuso era la distillazione via evaporazione, molto più costosa ed energivora.
Il più grande dissalatore per osmosi inversa si trova attualmente in Israele, a sud di Tel Aviv. È costato circa 500 milioni di dollari e utilizza una tecnologia di dissalazione convenzionale chiamata osmosi inversa – il suo consumo di energia è tra i più bassi al mondo per quanto riguarda gli impianti di dissalazione su larga scala. Dal 2013, questa centrale non ha mai smesso di crescere: a pieno regime produce 627.000 metri cubi di acqua al giorno.
Fonti: Ice, Agi, il Post