I soldi ci sono: il 20 luglio, il board dell’International Finance Corporation (Ifc) della World Bank ha approvato un investimento da 635 milioni di dollari per costruire e rendere operativo un campo da undici impianti solari in Egitto, con una capacità combinata di 500 megawatt. Si tratta senz’altro dell’investimento diretto straniero privato più grande a favore del settore energetico del Paese negli ultimi anni. Il progetto fa parte di un programma più ampio da 730 milioni di dollari per realizzare un gigantesco parco solare a Benban, vicino ad Assuan nell’Alto Egitto, che mira a mobilitare investimenti privati per costruire il più grande parco fotovoltaico al mondo.
Il programma solare Feed in Tariff* dell’Egitto include progetti finanziati da altre istituzioni come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, che prevede di stanziare complessivamente 500 milioni di dollari per finanziare impianti solari per 750 megawatt sempre a Benban assieme al gruppo francese Proparco, che fa parte dell’Agence Française de Développement e che ha già concesso i primi prestiti. La Multilateral Investment Guarantee Agency (Miga), appartenente sempre alla Banca mondiale, ha accettato di fornire 210 milioni di dollari in garanzie a una serie di società internazionali.
Attorno al parco solare di Benban, che al termine dei lavori con i suoi 1,8 gigawatt di energia previsti sarà il più grande parco solare del mondo, si stanno muovendo diverse organizzazioni internazionali. Il progetto dovrebbe ricevere un flusso totale di due miliardi di dollari. In base a un report di Bloomberg New Energy Finance (Bnef), gli investimenti di energia pulita in Egitto hanno raggiunto gli 805 milioni di dollari nel secondo trimestre del 2017: l’anno scorso erano a quasi zero.
L’Egitto mira a costruire fino a 2.000 megawatt da generazione solare come parte di un ambizioso piano per garantire una produzione del 20 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili. La capacità dovrebbe essere raggiunta attraverso 40 progetti da circa 50 MW ciascuno previsti da una strategia per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso la mobilitazione di investitori del settore privato. Attualmente il Paese si basa in larga misura sulla produzione di energia tradizionale alimentata dalle importazioni di idrocarburi costosi, ma il governo mira a ottenere il 20 per cento di energia elettrica del Paese da fonti rinnovabili entro il 2020. I progetti solari, che saranno costruiti interamente da imprese private, sono stati resi possibili dalle recenti riforme.
In base a un’analisi di Sace, in Africa otto Paesi hanno implementato un meccanismo di Feed-in-Tariff: Algeria, Egitto, Ghana, Kenya, Mauritius, Rwanda, Tanzania e Uganda. Di questi, soltanto Algeria, Egitto, Kenya, Mauritius e Tanzania procedono con gara pubblica. “Il caso dell’Egitto è emblematico – spiega Sace – . Dopo aver annunciato una FiT su eolico onshore e solare pari a 143 dollari per MWh, da corrispondere in sterline egiziane secondo formule pre-concordate, il governo ha rivisto la FiT nel 2016 a 84 dollari per MWh e ridotto il peg sul dollaro statunitense al 70% dell’importo. L’adeguamento ha riportato la tariffa in media con l’area e con gli standard di un mercato che, per il solare in particolare, ha visto una diminuzione importante dei costi fissi, ma non sembra includere un premio adeguato rispetto al rischio Paese – se consideriamo che nel Regno Unito a settembre 2017 sono stati assegnati diversi impianti eolici offshore con una FiT analoga (e in sterline britanniche)”.
*La Feed in Tariff è uno strumento attraverso il quale viene corrisposto al produttore un prezzo concordato in un periodo definito (anche 15-20 anni) per l’energia elettrica prodotta e immessa in rete, premiante rispetto al prezzo dell’energia che si forma sul mercato.