L’Africa subsahariana e la fame di energie rinnovabili
6 Marzo 2017

Un numero sempre maggiore di Paesi in via di sviluppo ha abbracciato una crescita energetica fatta di fonti rinnovabili ed efficienza e questo sta accadendo anche in Africa, in particolare nella parte sub-sahariana, dove si sta aprendo uno sviluppo potenziale del settore.

L’ultimo rapporto di Climatescope, redatto da Bloomberg New Energy Finance e pubblicato a dicembre del 2016, mostra che il prezzo delle rinnovabili sta diventando sempre più competitivo e che in particolare l’energia solare non sussidiata è destinata a diventare più vantaggiosa anche rispetto all’energia da carbone e da gas naturale. Il costo di installazione di pannelli fotovoltaici dovrebbe scendere del 60% e arrivare a 4 centesimi per chilowattora entro il 2040. I Paesi ex emergenti non sono da meno delle economie mature, anzi. Brasile, Cina e India hanno investito di più (154 miliardi di Dollari) rispetto ai 35 membri dell’Ocse (153 miliardi di Dollari). Il rapporto mostra anche che un’area dove le rinnovabili stanno crescendo riguarda l’Africa sub-sahariana, dove quattordici Paesi hanno già introdotto obiettivi e tra il 2014 e il 2015 hanno raddoppiato gli investimenti, che hanno superato i 5 miliardi di Dollari.

Tra i Paesi più dinamici c’è il Kenya, che ha sviluppato l’energia geo-termica arrivando ad avere una capacità installata di 740MW alla fine del 2015 e che sta pianificando di lanciare un progetto da 150 milioni di Dollari per portare l’energia solare in aree che non hanno accesso alla rete elettrica. Il progetto dovrebbe ricevere il sostegno del fondo della Banca Mondiale. Anche l’Etiopia è particolarmente attiva con l’energia eolica (150MW) e in prospettiva anche il solare, grazie alla costruzione di un impianto da 5.200MW che sarebbe il più grande del continente.  Inoltre, Addis Abeba ha intenzione di aggiungere altri progetti, anche nel geo-termico oltre che nel fotovoltaico, e di aprirne alcuni ai privati.

Il centro del business del settore è in Sudafrica, una delle nazioni in cui il boom degli investimenti nelle rinnovabili è più evidente. È qui che gli operatori si incontrano in diversi eventi fieristici. Tra questi, l’Africa New Energy, il Salone dell’energia solare ed eolica a Cape Town il 7 e 8 marzo, e il Power & Electricity World Africa a Johannesburg il 28 e 29 marzo.

La presenza delle imprese italiane nelle grandi operazioni di investimento in Africa è ancora marginale e si riferisce per lo più a grandi gruppi come Eni, Danieli, Enel Green Power, Salini, Impregilo e ad altri investitori che rappresentano però casi isolati. Punto di riferimento per gli operatori italiano è il RES4Africa (Renewable Energy Solutions for Africa), la principale piattaforma di dialogo sull’energia presieduta dal direttore generale di Enel Green Power, in cui gli stakeholder internazionali del settore sono impegnati nella promozione di soluzioni tecnologiche pulite per l’area Sub-sahariana. Secondo Egp, la quota di energie rinnovabili nel mix di generazione potrebbe raggiungere il 50% al 2030, l’idroelettrico e l’eolico potrebbero attestarsi sui 100 GigaWatt di capacità installata, seguiti dal solare con 70 GW, una crescita pari a dieci volte i livelli del 2013. A livello locale, è stato istituito il Sustainable Energy for All (SEforAll) Africa Hub, una partnership di istituzioni africane ospitate dalla African Development Bank, che lavora per coordinare e facilitare lo sviluppo di energia pulita. La African Development Bank sta aumentando considerevolmente il suo impegno nel settore energetico e gli investimenti sotto il New Deal on Energy for Africa.

Il mercato c’è. Dal 2000 la domanda energetica nella regione Sub-Sahariana ha segnato un incremento del 45%. Escluso il Sudafrica, la media dei consumi si attesta intorno ai 162 kiloWattora pro capite per anno, a fronte di una media globale di 7mila kWh. Per fare un esempio, un abitante della Tanzania impiega otto anni a consumare l’elettricità che un americano consuma in un mese. Il problema non sono le risorse, di cui il continente è pieno, ma l’accesso. La sicurezza energetica è ben lontana dall’essere un trend uniforme a livello mondiale. Sono ancora troppe le regioni dove non è possibile garantire la luce. Nell’area Sub-sahariana, 620 milioni di persone pari a un terzo della popolazione vive senza elettricità. Soltanto in Etiopia, Nigeria e Sudan sono 116 milioni gli abitanti che non hanno accesso alla rete. Un gap che emerge forte e chiaro dall’ultimo report della Banca Mondiale, intitolato “Rise” (Regulatory Indicators for Sustainable Energy). Il documento costituisce la prima valutazione globale redatta dall’Istituto per i tre elementi fondamentali della politica energetica: accesso all’energia, efficienza energetica e fonti rinnovabili.

A fronte di questo gap, l’Agenzia internazionale dell’energia stima che gli investimenti nella fornitura di energia nei prossimi anni si attesteranno a circa 110 miliardi di dollari l’anno fino a raggiungere un totale di 3mila miliardi di dollari al 2040. Anche grazie agli impegni presi alla Cop21 di Parigi la World Bank Africa stima un afflusso di capitali nelle regioni africane per un totale di 16,1 miliardi di dollari al 2020.