L’Africa nuova frontiera del Pharma
27 Marzo 2017

Un segnale – piccolo ma emblematico – lo ha dato Ubm Emea, che a inizio marzo ha annunciato il rebranding e lo spostamento del Forum del pharma “CPhI Istanbul” in “CPhI Middle East & Africa”. Il salone si terrà dal 3 al 5 settembre 2018 ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, e non più in Turchia. Il mercato del Pharma nell’area del Medio Oriente e del Nord Africa è in crescita: oggi vale  21,3 miliardi in Medio Oriente e 10,7 in Nord Africa, con una crescita media annua del 7%. Ma la crescita in Africa non è attesa soltanto nel Nord. I numeri di un mercato africano in rapido sviluppo li aveva già dati nel 2015 un rapporto di McKinsey, che oltre a far vedere l’aumento del valore complessivo dell’industria farmaceutica (passato da 4,7 miliardi di dollari nel 2003 a 20,8 nel 2013), prevedeva una crescita per tutti i segmenti del pharma, con un valore del mercato africano dei farmaci tra i 40 e i 60 miliardi di dollari al 2020, con un tasso di crescita del 9,8% annuo.

I numeri sono stati confermati da analisi più recenti. In base a un report di fine 2016 di Frost & Sullivan il mercato africano del Pharma dovrebbe arrivare a valere 40,8 miliardi nel 2019 e 45 miliardi di dollari nel 2020 e i motivi della crescita non sono soltanto da ricercare nell’aumento della spesa e degli investimenti da parte dei governi, ma anche nel cambiamento delle condizioni di salute della popolazione e in particolare della nascente classe media, che a causa di stili di vita occidentali comincia a essere colpita dalle malattie croniche. Dunque, il mercato non chiede soltanto rimedi per le malattie infettive favorite dal clima tropicale come la malaria, la tubercolosi e Aids oltre a colera, febbre gialla, epatiti e tetano. Ora cominciano a manifestarsi anche malattie cardio-vascolari, diabete, tumori. L’Organizzazione mondiale della sanità prevede che le malattie cosiddetti non trasmissibili (NCD, non-communicable diseases) raggiungeranno il 21% del totale entro il 2030.

 

I Paesi produttori e gli incentivi per attrarre investimenti

Se la domanda e il mercato sono destinati a crescere, dove produrre in loco? Attualmente il Paese con la manifattura e la produzione più avanzati dell’Africa sub-sahariana è il Sud Africa, (che ospita tra l’altro la fiera “Africa Health” a Johannesburg dal 7 al 6 giugno 2017, seguita da Medexpo a Dar Es Salaam dal 22 al 24 agosto), ma produzioni più semplici sono presenti anche a livello locale sia a Est sia a Ovest e tra i singoli Paesi spiccano il Kenya e la Nigeria. Il trasferimento di tecnologia è cruciale per sviluppare ulteriormente la produzione, soprattutto perché la mappa delle malattie e dei disturbi sta cambiando. L’Africa è un mercato adatto soprattutto per i farmaci fuori brevetto o fuori dalla tutela regolatoria perché la popolazione non ha ancora un potere di spesa elevato. Produrre in loco servirebbe  per soddisfare il fabbisogno interno, agevolato anche da numerosi accordi di cooperazione economica che comportano la soppressione di dazi negli scambi. E alcuni Paesi hanno capito che serve incentivare per attrarre gli investimenti. E il caso dell’Etiopia, dove l’industria farmaceutica è quasi totalmente dipendente dalle importazioni. Il governo etiope ha annunciato sviluppi in merito all’attuazione del programma decennale, varato nel 2015, volto ad attrarre investitori stranieri nel settore farmaceutico per sviluppare la capacità produttiva. La formula potrebbe essere quella dei parchi industriali tematici, visto che l’Etiopia ha già esperienza in altri settori (tessile, conciario, agro-industriale). Per quanto riguarda le esperienze già maturate il governo ha previsto numerosi incentivi, come esenzioni fiscali e agevolazioni riguardanti i dazi doganali sull’importazione di beni strumentali all’esercizio dell’impresa.

Anche il Ghana si sta candidando a diventare l’hub farmaceutico dell’Africa. Lo ha dichiarato il Ministro della Salute Agyemang-Manu parlando all’inaugurazione della sede di Johnson & Johnson ad Accra.

 

Gli scogli: regolamentazione e circolazione

Oltre alla limitata capacità di spesa della popolazione (il reddito pro capite nell’Africa sub-sahariana nel 2015 era di 1.588 dollari, secondo dati della Banca mondiale), che è priva di sistemi sanitari a parte le iniziative umanitarie delle organizzazioni non governative, ci sono altri due scogli al mercato del Pharma in Africa. Il primo è la distribuzione: spostare le merci prodotte nei Paesi dell’Africa orientale verso quella occidentale e viceversa non è facile, sia per l’inadeguatezza o assenza di reti di trasporto e di luoghi di stoccaggio che resistano alle alte temperature.

Altro punto critico – che dovrebbe essere superato dalla nascente Agenzia africana dei medicinali (Ama) – è l’assenza di un organismo di regolamentazione farmaceutica pan-africano. Uno dei compiti di Ama sarà quello di proporre modelli di legge che gli Stati dovranno condividere. La nuova agenzia, che dovrebbe diventare operativa entro la fine del 2018, avrà sede ad Arusha in Tanzania.