La nuova era (fiscale) del Golfo
10 Gennaio 2018

Il 2018 segna una nuova era fiscale nel Golfo. Per la prima volta nella loro storia, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi hanno introdotto dal primo gennaio 2018 l’Iva e gli altri Paesi seguiranno la mossa a breve. La decisione, maturata a livello collettivo nell’ambito del
Consiglio di cooperazione del Golfo, è stata presa con l’obiettivo di aumentare il gettito fiscale per sopperire al mancato gettito derivante dal calo delle quotazioni del petrolio e rilanciare l’economia finora dipendente dalle esportazioni di greggio ed è in linea con le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale.

Da inizio anno, la benzina, il tabacco, gli alimenti e le bibite, alberghi e servizi di telecomunicazione hanno dovuto integrare l’imposta nei prezzi, cosa che avrà ripercussioni sul costo della vita. Saranno esenti dall’Iva i servizi sanitari, i trasporti pubblici e le operazioni finanziarie. L’aliquota è stata fissata al 5% e, secondo le stime degli analisti, porterà nelle casse dei due Paesi 21 miliardi di dollari nel 2018, l’equivalente del 2% del Pil.

Negli ultimi tre anni, con l’aggravarsi della crisi dei prezzi del petrolio, i Paesi dell’area hanno cominciato a discutere della possibilità di introdurre un vero e proprio sistema di tassazione. L’Iva rappresenta una vera e propria rivoluzione per i due ricchi Paesi, dove i centri commerciali la fanno da padrone. Dubai organizza da tempo un festival annuale dello shopping per attrarre cacciatori di affari da tutto il mondo. Finisce quindi il sogno del paradiso tax-free nel Golfo che per tanto tempo ha attirato lavoratori e turisti da tutto il mondo.

L’Arabia Saudita, che trae il 90% delle entrate dall’oro nero, ha già introdotto una tassa su tabacco e bevande e ha ridotto alcune forme di sussidio. Di recente ha annunciato un aumento dei prezzi dei carburanti (il secondo in due anni), con rialzi tra l’83 e il 127%. Nonostante ciò, il prezzo della benzina nella monarchia wahabita, che è il maggiore produttore di greggio, resta il più basso del mondo: con l’aumento del 127% l’high-grade petrol passerà da 24 centesimi al litro a 54 cents mentre il low-grade petrol aumenterà dell’83% da 20 cents al litro a 36,5. Invariato il prezzo di diesel e cherosene. Il mese scorso sempre Riad ha tagliato i sussidi pubblici all’elettricità, provocando un aumento delle bollette. Negli ultimi due anni, Riad ha totalizzato 260 miliardi di dollari di deficit e prima del 2023 non raggiungerà il pareggio. Per finanziare il proprio debito pubblico, il Regno ha attinto circa 250 miliardi dalle sue riserve negli ultimi quattro anni, riducendole a 490 miliardi di dollari, raccogliendo inoltre 100 miliardi sui mercati internazionali e su quello nazionale.

Gli Emirati, che devono al petrolio l’80% del loro bilancio, hanno alzato i pedaggi autostradali e la tassa sul turismo, ma non è in programma alcuna tassa sul reddito. Il ministro per gli Affari finanziari degli Emirati ha però scartato un aumento dei salari per far fronte all’applicazione dell’Iva, che secondo calcoli del governo avrà un impatto socio economico minimo, dello 0,68 per cento. La Banca centrale degli EAU ha chiesto alle banche locali di non aumentare le commissioni esistenti per i clienti. «Le banche e le società finanziarie non potranno superare la struttura delle commissioni per i singoli clienti a causa dell’Iva», riporta una nota inviata dalla Banca centrale agli istituti di credito locali, che chiede inoltre di non aumentare la struttura e i livelli delle commissioni esistenti per i clienti non individuali sempre a causa dell’imposizione dell’Iva al 5 per cento.

Anche gli altri Paesi del Golfo Persico hanno deciso di introdurre l’Iva, ma non dall’inizio del 2018. Il governo dell’Oman ha annunciato il rinvio dell’applicazione fino al 2019. La decisione di posticipare l’entrata in vigore dell’imposta ha lo scopo di permettere a tutti i settori governativi e privati di completare le procedure. Il Paese dovrebbe imporre una nuova tassa sulle bevande analcoliche e sul tabacco entro la metà del 2018. Il Fondo monetario internazionale ha stimato che un’aliquota Iva del 5 per cento in Oman potrebbe aumentare di circa l’1,7 per cento il Prodotto interno lordo, portando nelle casse dello Stato fino a 1,3 miliardi di dollari. Il Kuwait potrebbe annunciare nei prossimi giorni il posticipo dell’applicazione dell’Iva su esempio dell’Oman. Il Qatar dovrebbe introdurre ufficialmente l’Iva nel secondo trimestre del 2018, ma il ministero delle Finanze non ha ancora formalmente annunciato una data e l’imposta sul valore aggiunto non è stata inclusa nel bilancio statale del 2018 presentato a inizio dicembre.