La “Davos d’Africa”, a novembre il primo Investment Forum della African Development Bank
16 Luglio 2018

Tra i 130 e i 170 miliardi di Dollari all’anno. È quanto serve all’Africa per costruire le infrastrutture necessarie alla crescita economica. La stima è dell’African Economic Outlook della Banca africana per lo sviluppo, che allo scopo di attirare gli investitori – nel target soprattutto fondi sovrani e di private equity in primis – terrà il primo “Africa Investment Forum” dal 7 al 9 novembre a Johannesburg, in Sudafrica, e sta conducendo un road-show in varie città del continente per promuovere l’evento. “Sappiamo che i soldi ci sono”, ha dichiarato il Presidente della African Development Bank, il nigeriano Akinwumi Adesina. “Entro il 2020, ci saranno quasi 111 trilioni di Dollari di asset under management a livello globale che sono investiti in tutto il mondo spesso a tassi di interesse molto bassi. In Africa, il patrimonio gestito da investitori istituzionali nazionali salirà a 1,8 trilioni entro il 2020, triplicando il suo valore rispetto ai 634 miliardi nel 2014”.
L’istituzione finanziaria non profit che ha sede ad Abidjan in Costa d’Avorio fa già la sua parte. Nel 2017 ha aumentato le erogazioni a sostegno della trasformazione dei Paesi africani. I finanziamenti e gli stanziamenti hanno raggiunto i 7,81 miliardi di Dollari, segnando un aumento di quasi il 13% rispetto al 2016 e toccando il livello il più alto mai registrato dalla Banca. Lo ha riferito la stessa Afdb in una nota. L’aumento è stato determinato in larga misura dall’aumento del 42% dei finanziamenti a progetto e dalle erogazioni di sovvenzioni. La Banca ha approvato 249 operazioni per un ammontare di 8,93 miliardi di Dollari. Il presidente della Afdb ha commentato i dati sottolineato l’aumento del 56% degli esborsi per le operazioni non sovrane. “Un chiaro segnale del crescente impegno del gruppo bancario nei confronti del settore privato. Le operazioni non sovrane hanno rappresentato il 38% delle approvazioni dell’Afdb, il più alto mai registrato”.
La parte più consistente dei finanziamenti concessi è stata destinata alle infrastrutture, che nel 2016 hanno rappresentato quasi il 60% di tutti i nuovi progetti approvati. Nelle infrastrutture la Afdb comprende i trasporti, le comunicazioni, le forniture idriche e il settore igienico-sanitario. Ma anche l’energia collegata alla cosiddetta “economia verde”, alla quale viene dedicata sempre più attenzione. Nel 2017, per quanto riguarda il settore energetico, sono stati approvati soltanto finanziamenti legati alle fonti rinnovabili allo scopo di promuovere l’energia pulita.
Le “casse” sono in salute. Mentre il reddito operativo netto della Banca era diminuito tra il 2014 e il 2015, negli ultimi due anni si è registrata una inversione di tendenza. “Nel 2017 i proventi operativi netti sono saliti a 817,69 milioni di Dollari rispetto ai 631,08 milioni del 2016, un aumento del 29,6% che ha portato a toccare il livello più alto dal 2009 a oggi”, ha detto Adesina, aggiungendo che la Banca ha consolidato la sua posizione come principale referente economico nel continente.
Strade, porti, aeroporti: ma non solo. Secondo il vicepresidente della Banca africana di sviluppo Pierre Guislain, oltre a investire sulle infrastrutture è necessario favorire l’integrazione regionale. “Se vogliamo accelerare lo sviluppo dell’Africa, se vogliamo accelerare l’industrializzazione, è assolutamente importante sviluppare l’integrazione regionale. Integrazione regionale significa anche commercio regionale”, ha sottolineato Guislain nel corso di una tavola rotonda internazionale sugli investimenti e i rischi di credito in Africa che si è tenuta ad Abidjan a fine giugno. “Fate un viaggio di 200 chilometri attraversando due Paesi, sarete fermati dieci volte dalla polizia, dalle dogane, dalle autorità del Paese o dalle autorità locali. Esiste un intero sistema, una serie di ostacoli agli investimenti e al commercio intra-africano che intralciano lo sviluppo della regione. Queste barriere possono essere rimosse con riforme che non hanno alcun costo, ma hanno un impatto enorme. È chiaro che abbiamo bisogno di ingenti investimenti nelle infrastrutture. Ma abbiamo anche bisogno di riforme forti che permettano di rendere redditizi questi investimenti”.