La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale sosterranno l’Etiopia per realizzare l’Homegrown Economic Reform Plan, la grande riforma economica triennale che mira a correggere gli squilibri macroeconomici e a portare il Paese verso un’economia guidata dal settore privato ma al contempo assicurando una crescita sostenibile e inclusiva. In un briefing con la stampa sull’Agenda per le riforme economiche nazionali, il ministro delle Finanze Eyob Tekalign Tolina ha dichiarato che le due istituzioni internazionali si sono impegnate a concedere all’Etiopia quasi sei miliardi di dollari nei prossimi tre anni e quindi a coprire circa il 60 per cento del finanziamento totale necessario per le riforme. I contributi sarebbero in forma di assistenza e prestito. “La riforma economica che abbiamo avviato ha bisogno di enormi quantità di finanziamenti e non possiamo raccogliere questi fondi soltanto con il nostro potenziale attuale”, ha detto il ministro, aggiungendo che “la buona notizia è che i nostri partner di sviluppo globale, in particolare la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, hanno concordato di coprire oltre la metà del finanziamento di questa ambiziosa riforma economica”. L’Etiopia ha calcolato che servono complessivamente circa dieci miliardi di dollari.
Il ministro Eyob Tolina ha affermato che il prestito rappresenta “un enorme segnale di approvazione” dell’agenda di riforme portata avanti dal governo. In particolare, il Fondo monetario internazionale accorderà ad Addis Abeba un prestito di 2,9 miliardi di dollari. La missione del Fmi, guidata da Sonali Jain-Chandra, è stata in visita ufficiale nella capitale etiope dal 29 ottobre all’8 novembre 2019 e ha tenuto colloqui con i rappresentanti del governo.
E’ stato il primo ministro in persona, Abiy Ahmed Ali, premio Nobel per la Pace nel 2019, ad annunciare l’accordo con la Banca Mondiale per un ulteriore prestito da tre miliardi di dollari. “Questo – ha scritto in un tweet – ribadisce la partnership tra governo e donatori per la transizione verso un’Etiopia prospera e pacifica”.
Sin da quando è entrato in carica, ad aprile del 2018, Abiy si è posto come premier riformatore e ha promesso di aprire l’economia agli investimenti privati, con l’obiettivo in particolare di modernizzare le banche e le telecomunicazioni e contribuire a dare lavoro agli oltre cento milioni di abitanti del Paese. In quasi due anni alla guida del governo, Abiy Ahmed ha già rivoluzionato l’Etiopia. La pace con la vicina Eritrea ha riportato stabilità nel Corno d’Africa e ridato accesso al mare attraverso l’Eritrea portando ricadute positive anche all’economia e alla ripresa dei rapporti commerciali. Ma se l’Etiopia è una delle economie più dinamiche del continente, il Paese è ancora molto dipendente dalle importazioni il che comporta il bisogno di valuta estera. Attraverso le annunciate liberalizzazione – in primis quella delle telecomunicazioni – puntano ad attrarre investimenti esteri diretti. Sono state poi vendute quote in società statali, tra queste la Ethiopian Airlines e la Ethiopian Electric Power. Con l’Homegrown Economic Reform Plan il governo intende migliorare l’accesso al credito da parte del settore privato: un aspetto identificato come un ostacolo chiave agli investimenti privati. Il Piano punta a garantire che il settore pubblico sia in linea con livelli di debito più bassi. La politica monetaria mirerà a portare l’inflazione sotto il 10 per cento. Le riforme delle entrate e gli sforzi per aumentare l’efficienza degli investimenti pubblici garantiranno il soddisfacimento delle esigenze in termini di infrastrutture e spesa sociale mantenendo livelli di debito sostenibili.
Per quanto riguarda il problema della povertà, la spesa per i poveri delle aree rurali e urbane sarà aumentata per garantire che siano dedicate risorse sufficienti per sostenere il Productive Safety Net Program, uno dei più grandi e riusciti programmi di sicurezza sociale in Africa.
Etiopia, sei miliardi di dollari per l’Homegrown Economic Reform Plan
27 Gennaio 2020