Etiopia, la trasformazione economica passa attraverso i parchi industriali
12 Aprile 2017

La sfida è stata lanciata l’anno scorso dal governo di Addis Abeba: nel 2025 l’Etiopia vuole diventare leader dei parchi industriali in Africa, superando i Paesi che attualmente sono già molto forti, cioè Tunisia, Marocco ed Egitto. Per raggiungere questo obiettivo – che serve a trasformare l’Etiopia da Paese prevalentemente agricolo come è attualmente a Paese manifatturiero – nel 2014 è stata creata un’istituzione ad hoc, la Industrial Parks Development Corporation (IPDC), presieduta dall’ex Ministro dell’Industria Sisay Gemechu, che ha conservato lo status di Ministro.

Nel 2015 il settore primario ha rappresentato quasi il 40% del Prodotto interno lordo e contribuito per il 90% all’arrivo di valuta straniera grazie all’export e dà l’85% dei posti di lavoro. Caffè, sesamo e fagioli i prodotti agricoli più esportati. Il settore industriale, fatto prevalentemente da Pmi, contava solo per il 15% del Pil. E, come indicato nelle politiche e nelle strategie del Growth and Transformation Plan II, il settore manifatturiero deve raggiungere una crescita annua del 24% e aumentare il suo contributo ai ricavi provenienti dall’export dall’attuale 10% al 25%.

In Etiopia sono in costruzione una dozzina di parchi industriali sparsi nelle principali città. Alcuni sono già operativi, come Bole Lemi, nella periferia di Addis Abeba: la prima fase è già stata completata. L’investimento nei parchi industriali è aperto a investitori nazionali, locali ed esteri. Gli sviluppatori di parchi industriali hanno il diritto di sviluppare i propri parchi industriali in modo indipendente o attraverso il partenariato pubblico-privato con IPDC.

Le aziende ci guadagnano grazie a una politica fiscale favorevole sul suolo etiope, ma anche nei Paesi di destinazione dei prodotti: l’Etiopia è uno di quegli Stati africani beneficiari dei contratti dell’African Growth and Opportunity Act (Agoa). Questa legge degli Stati Uniti, approvata nel 2000 ed estesa fino al 2025, rende non imponibili o con dazi ridotti le merci prodotte e vendute sul suolo americano. Dell’Agoa non fanno parte né il Marocco, né la Tunisia o l’Egitto perché riguarda l’Africa sub-sahariana e che si stima abbia raddoppiato gli scambi con l’America e consentito di creare in Africa 120mila posti di lavoro. Con l’arrivo di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti non è ancora chiaro quale sarà la politica statunitense nei confronti del commercio con l’Africa. La maggior parte delle aziende con sede a Bole Lemi esporta verso gli Stati Uniti, per marchi come Tesco, H&M, PVH (che a sua volta fornisce Calvin Klein e Tommy Hilfiger). Inoltre, il costo della manodopera è cinque volte inferiore a quello della Cina e la metà di quello del Vietnam. Del resto, la manodopera a basso costo e abbondante sconta una certa inesperienza nell’industria e di conseguenza una minore produttività.

In febbraio, il primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn ha inaugurato a Bure, nella regione di Amhara, i lavori per la costruzione del parco agro-industriale posando la prima pietra dell’infrastruttura. Gli altri parchi saranno costruiti a Humera, a Ziway (Batu) e a Sidama.

Ma chi si sta impadronendo del business dei parchi? Saranno tre diverse società cinesi a costruire altrettanti parchi industriali ad Addis Abeba e a Gimma, nella parte sud-occidentale della regione di Oromia. Il costo complessivo per la realizzazione delle infrastrutture necessarie nei tre nuovi parchi industriali è stimato in una cifra pari a circa 430 milioni di Euro. In base a quanto riportato dai media locali, la IPDC ha assegnato i lavori per la costruzione del parco industriale di Bole Lemi II (che rappresenta la seconda fase del parco industriale già esistente a Bole Lemi) al gruppo edile cinese CGC Overseas Construction (CGCOC) mentre la sudcoreana DOHWA ne supervisionerà l’avanzamento. Il sito di Bole Lemi II sarà dedicato a ospitare impianti per la produzione tessile e di abbigliamento. Al gruppo China Tiesiju Civil Engineering (CTCE) sono stati invece assegnati i lavori per la costruzione di un parco industriale a Kilinto, nel sobborgo di Akaki alla periferia della capitale, che sarà dedicata alla produzione di medicinali e di prodotti ad alta tecnologia per il settore medico e farmaceutico. Il terzo parco industriale sarà  realizzato dalla China Communications Construction Company (CCCC) a Gimma e sarà anche questo dedicato alla produzione tessile, ritenuta una priorità strategica per lo sviluppo industriale dell’Etiopia essendo un’industria ad alta concentrazione di manodopera e pertanto fondamentale per la creazione di nuove opportunità di impiego per la popolazione locale.