L’Etiopia e la nuova scoperta di gas e petrolio in Ogaden
13 Aprile 2018

L’Etiopia potrebbe avere più petrolio e gas del previsto. Poly-Gcl, la società cinese che da fine 2013 è impegnata nel progetto di esplorazione e sviluppo nel bacino dell’Ogaden, ha scoperto nuovi giacimenti di idrocarburi.

In questa regione del Corno d’Africa grande quasi quanto la Germania, storicamente rivendicata dalla Somalia e che dalla fine della Seconda guerra mondiale appartiene all’Etiopia, si nascondono enormi risorse di gas e petrolio. A fine marzo, la compagnia che ha a Hong Kong il quartier generale, ha individuato riserve aggiuntive nel giacimento di Calub: se inizialmente si parlava 133 miliardi di metri cubi di riserve di gas, ora la quantità potrebbe superare i 200 miliardi di metri cubi. Anche il greggio potrebbe dare sorprese positive. In base a quanto dichiarato dal ministro delle Miniere, del petrolio e del gas naturale di Addis Abeba Koang Tutlam, Poly-Gcl ha scoperto anche una certa quantità di petrolio nei nuovi pozzi esplorativi che ha praticato intorno alla località di Hilala, a 1.200 km a Sud-est della capitale etiope. “La compagnia sta facendo una valutazione per determinare la quantità e riveleremo i dati una volta completata la valutazione”, ha detto.

I giacimenti Calub e Hilala sono stati scoperti inizialmente dalla società americana Tenneco nel 1972 ed era successivamente stata la società petrolifera dell’Urss Petroleum Exploration Expedition, che conduceva le ricerche nel bacino dell’Ogaden negli Anni 80, a stimare che le riserve di gas nelle località di Calub e Hilala ammontassero a oltre 110 miliardi di metri cubi. In base a quanto hanno dichiarato esperti geologi alla stampa locale, i cinesi hanno sviluppato una nuova tecnologia di esplorazione petrolifera che ha permesso loro di identificare ciò che gli americani non vedevano. “Non hanno trovato una nuova struttura, ma hanno scoperto petrolio che americani e russi negli Anni 60, 70 e 80 non potevano vedere”.

Poly-GCL ha condotto indagini sismiche in 3D e 2D che hanno permesso di intraprendere lavori di esplorazione “di successo” e ha subappaltato a un’altra società cinese, BGP Geo Servizi, la raccolta dei dati sismici nell’area di licenza che copre 93.000 chilometri quadrati. Tuttavia, secondo gli esperti è ancora troppo presto per prevedere l’ammontare della riserva petrolifera scoperta dai cinesi e la sua sfruttabilità. Oltre al lavoro di esplorazione in corso, Poly-GCL sta cercando di sfruttare le riserve di gas naturale nei giacimenti di gas di Calub e Hilala. Otto pozzi per la produzione di gas sono stati trivellati e preparati per la produzione a Calub.

Sin dai piani iniziali, la società cinese puntava a esportare il gas attraverso un gasdotto. E infatti in gennaio, il ministero delle Miniere del petrolio e del gas etiope e Poly-Gcl hanno firmato un accordo per la realizzazione dell’infrastruttura. Il ministero ha detto che “Poly-GCL ha firmato un accordo per la costruzione del gasdotto con i governi di Etiopia e Gibuti, mentre il governo etiope sta negoziando con il governo di Gibuti la costruzione del gasdotto”. L’impianto a Gibuti trasformerà il gas in gas naturale liquido e sarà esportato in Cina con speciali navi GNL. Il costo totale del progetto di sviluppo del gas è stimato in quattro miliardi di dollari. Il Dr. Koang ha detto che Poly GCL inizierà ad esportare gas entro il 2021. Una volta operativo, il giacimento dovrebbe generare 1,4 miliardi di dollari all’anno per l’Etiopia e crescere fino a 7 miliardi di dollari nei prossimi anni.

Dovrebbero, invece, essere gli americani a finanziare la costruzione di una raffineria in Etiopia. Fairfax Africa Fund, una società di investimento con sede negli Stati Uniti, prevede un investimento complessivo di quattro miliardi di dollari in collaborazione con partner asiatici. L’azienda ha intrapreso lo studio di fattibilità. Gli investitori hanno valutato diversi luoghi, tra cui Gibuti e la città di Awash, 221 km a est di Addis Abeba. Awash si trova nello Stato regionale di Afar nel corridoio verso Gibuti, dove si trova il deposito nazionale di carburante dell’Etiopia. La raffineria avrà la capacità di trasformare sei milioni di tonnellate di petrolio grezzo, pari a circa 120.000 barili al giorno. L’Etiopia attualmente utilizza ogni anno tre milioni di tonnellate di carburante. La capacità della raffineria verrà infine estesa a 12 milioni di tonnellate all’anno. La raffineria servirà principalmente l’Etiopia, ma anche parte del mercato dell’Africa orientale.

L’Etiopia ha avuto la sua prima raffineria di petrolio nel 1967 nel porto di Assab. Costruita dagli ingegneri russi durante il regime imperiale, aveva la capacità di produrre 500.000 tonnellate di carburante all’anno, poi estese a 800.000 tonnellate. Dopo la secessione dell’Eritrea, l’Etiopia ha utilizzato la raffineria fino al 1997. A partire da quell’anno, ha iniziato a importare prodotti petroliferi raffinati.

Fonti: Ice, Bloomberg, The Reporter Ethiopia