Etiopia-Eritrea, dopo la pace il rilancio del turismo
29 Ottobre 2018

Dopo esattamente 20 anni di guerra, la pace storica firmata nel luglio scorso tra Etiopia ed Eritrea è un’ottima notizia anche per l’economia. Oltre a normalizzare la regione africana con l’instaurazione di buoni rapporti tra i due Paesi, rappresenta un’occasione di sviluppo. E in particolare per il turismo. I Paesi del Corno d’Africa hanno una potenziale risorsa economica finora ancora poco sfruttata: il ricco patrimonio architettonico e naturalistico.
L’Etiopia punta al potenziamento del settore del turismo, in crescita del 20% annuo circa. In realtà, in questo settore Addis Abeba è già molto avanti. Nel 2016-17 hanno visitato l’Etiopia più di 886 mila turisti, che hanno creato un indotto di 3,32 miliardi di dollari – più del Kenya e della Tanzania messi insieme – e permesso di creare 297 mila posti di lavoro. Il 2015 era stato l’anno record con 910.000 visitatori e 3,5 miliardi di dollari di introiti.
Il settore contribuisce al 4,5% del Pil e nei primi sei mesi del 2016 ha generato un giro d’affari di 1,6 miliardi di dollari. Lo ha fatto sapere Gezahegn Abate, portavoce del Ministero della Cultura e del Turismo. Rispetto ai sei mesi precedenti c’è stata una leggera diminuzione del numero di turisti, 40mila in meno. Ma questo si interpreta con l’introduzione dello Stato di Emergenza, poi cessato. Entro la fine del periodo del Secondo Piano per la crescita e la trasformazione nel 2020, l’Etiopia intende arrivare a due milioni di turisti e un giro d’affari di sei miliardi di dollari. L’obiettivo del governo di Addis Abeba è quella di diventare il leader africano nel settore. Mediamente ogni anno in 650 mila vengono alla scoperta della capitale etiopica, dei suoi antichi palazzi molto ben conservati e del Museo nazionale che custodisce importanti reperti archeologici oltre alla celebre Lucy (chiamata Dinqinesh, «sei bellissima»), esemplare femmina di australopiteco risalente a circa 3,2 milioni di anni fa.
Fuori dalla capitale, l’Etiopia conta nove siti classificati come patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, tra il 1978 e il 2011. La città monastica di Lalibela, soprannominata la «Nuova Gerusalemme», è celebre per le sue undici chiese rupestri monolitiche medievali, intagliate nella roccia. Le rovine della città settentrionale di Axum sono la memoria fisica dell’omonimo potente regno. Altro fiore all’occhiello è la città fortificata di Harar Jugol, presentata come la quarta città santa dell’Islam, con 82 moschee, 11 chiese medievali, 102 santuari e cinte murarie costruite su tre secoli.
A fare da ulteriore volano al turismo è la crescita della compagnia aerea nazionale. La Ethiopian Airlines, premiata come «Miglior Compagnia Aerea Africana» dagli Arabian Travel Awards 2018, nel 2017 ha trasportato undici milioni di passeggeri trasportati ed è diventata la prima compagnia aerea africana. Nell’anno fiscale 2016/17 le linee aeree etiopiche hanno registrato ricavi per 2,7 miliardi di dollari (+11% rispetto all’anno precedente) e il numero dei passeggeri è salito di oltre il 18% a 9 milioni. L’Ethiopian vola su oltre 110 destinazioni internazionali nei cinque continenti. Dal 18 dicembre 2018 riaprirà la Asmara-Roma, grazie a cui l’Italia ritornerà ad avere un collegamento diretto con la ex-colonia con una frequenza tri-settimanale, il martedì, il giovedì e la domenica.
Nella sua ascesa, l’Etiopia potrebbe trascinare con sé l’Eritrea, rimasta a lungo chiusa nella sua bolla e poco aperta ai visitatori. L’attrazione turistica più importante è la capitale Asmara, soprannominata la Piccola Roma, iscritta nella lista dei siti Unesco dal 2017. Il suo patrimonio urbano costruito in epoca coloniale – tra il 1890 e il 1947 – è ottimamente conservato, con edifici emblematici del movimento modernista italiano degli Anni ’30.
Il Paese, confinante con Sudan, Etiopia e Gibuti, può contare su una posizione strategica nel Corno d’Africa e ha più di mille chilometri di coste sul Mar Rosso. Uno sbocco al mare – con i porti di Massaua e Assab – che manca all’Etiopia, dipendente da Gibuti. Ora la pace e la conseguente riapertura dei collegamenti aerei tra Addis Abeba e Asmara, bloccati per più di 20 anni, potrebbero giovare anche al lancio del turismo.