L’Egitto supera l’esame del Fondo Monetario Internazionale e ottiene la seconda tranche del maxi prestito
10 Gennaio 2018

L’Egitto supera l’esame del Fondo monetario internazionale e ottiene la seconda parte del maxi prestito da 12 miliardi di dollari ottenuto a novembre del 2016, il più grande aiuto finanziario mai concesso dall’istituzione di Washington a un Paese del Medio Oriente. A fine novembre 2017 una missione del comitato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha completato la seconda delle cinque ispezioni previste per la revisione del programma di riforme economiche promesse dal Cairo, un passo necessario per sbloccare la tranche da 2,02 miliardi di dollari che porta l’erogazione totale a 6,08 miliardi. “Il programma di riforma dell’Egitto sta dando risultati incoraggianti. L’economia sta mostrando segni positivi di stabilizzazione”, ha detto l’istituto di Washington, che ha salutato la ripresa del Prodotto interno lordo, la moderazione dell’inflazione – scesa al 26% a novembre dal 30,8 di ottobre – e un aumento delle riserve estere a oltre 36 miliardi di dollari, il livello più alto dal 2011. “Anche il sistema bancario è stato resiliente a choc moderati. Le prospettive sono favorevoli, ma saranno necessari altri sforzi per far proseguire le riforme strutturali”.

Tra le priorità per il medio periodo il Fondo monetario si aspetta che l’Egitto attui riforme della politica fiscale, modernizzi l’amministrazione fiscale e doganale, migliori l’accesso ai finanziamenti e alla terra, rafforzi la governance e la trasparenza delle imprese statali, combatta la corruzione e integri meglio donne e i giovani nel mercato del lavoro.
L’Extended fund facility è un accordo triennale siglato l’11 novembre 2016 che prevede un finanziamento complessivo di 12 miliardi su cui l’Egitto non pagherà interessi per i prossimi quattro anni e mezzo e ripagherà il debito nell’arco di 10 anni con un tasso tra l’1,55% e l’1,65 per cento.

L’accordo prevede che le autorità egiziane si impegnino in riforme strutturali di lungo periodo, inclusa la semplificazione burocratica e incentivi agli investimenti privati. Il Cairo, come parte dell’intesa con l’FMI, ha lanciato un importante piano di austerity. In particolare, dalla fine del 2016 ha iniziato a tagliare i sussidi per il petrolio e dovrebbe eliminarli entro il 2019. A livello macro-economico, gli obiettivi di breve e medio periodo sono quelli di riportare l’inflazione a una singola cifra, ridurre progressivamente il debito pubblico (dal 94,6% del Pil nel 2015-2016 all’85,5% nel 2018-19, fino al 78,2% nel 2020-21) e il deficit di bilancio al 4,7 entro il 2021. Più nello specifico, il programma finanziato dal FMI intende convertire il saldo primario di bilancio (ossia al netto del servizio del debito) da un deficit del 3,4% per il 2015-2016 a un +2,1% entro il 2018-19. Tra le altre misure cardine già adottate vi sono l’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto e la fluttuazione della valuta, che ha portato alla svalutazione della sterlina egiziana della metà del suo valore.

Last but not least è la questione dell’approvvigionamento energetico per un Paese che aumenta di circa due milioni di abitanti all’anno. L’Egitto, per evitare di subire gli aumenti del prezzo del petrolio, sta puntando sulle riserve di gas. A inizio dicembre 2017, ha annunciato l’avvio della produzione di Zorh, il gigantesco giacimento al largo delle coste del Mediterraneo scoperto dall’Eni che lo ha in concessione assieme a Rosneft e Bp (in minoranza), che inizialmente si pensava potesse cominciare a operare in una data compresa tra il 2019 e il 2021 e invece ha anticipato i tempi. Il gas servirà per il mercato locale e permetterà all’Egitto di diventare energeticamente indipendente e – con eventuali altre scoperto nel suo off shore – persino di diventare un Paese esportatore.
Il prestito del FMI è considerato una sorta di “voto di fiducia” ai programmi economici del governo e, in tal senso, oltre al valore del prestito in sé è anche visto come uno strumento per ricostruire la fiducia degli investitori internazionali.

Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’economia egiziana nel 2018 crescerà del 5,3 per cento con un calo dell’inflazione che porterà il tasso al 21,3%, mentre nel 2022 dovrebbe scendere al 7,1 per cento con una crescita del Pil del 6 per cento.