Etiopia, le grandi dighe per la Rinascita
10 Gennaio 2017

Il 17 dicembre è stata inaugurata ufficialmente in Etiopia la diga Gibe III, che dall’alto dei suoi 240 metri di altezza, 630 metri di larghezza in cresta e 1.870 MW di capacità, rappresenta il più grande progetto di investimento energetico mai realizzato nel Paese ed è destinato a risolvere il problema della carenza di energia elettrica. La diga, che occupa la parte Sud-occidentale del fiume Omo, è stata costruita dal gruppo italiano Salini Impregilo e con la sua attività è destinata a raddoppiare quasi la produzione elettrica del Paese dell’Africa orientale con l’obiettivo di modernizzare la sua economia. L’opera è costata 1,5 miliardi di euro, finanziati dallo Stato etiope e dalla banca cinese China Exim Bank.

L’Autorità del bacino del fiume Auash (Aba) prevede di costruire due dighe supplementari per prevenire la carenza d’acqua nella regione. Secondo l’Autorità – ha reso noto l’ufficio Ice di Addis Abeba – le dighe potrebbero anche aiutare a prevenire le inondazioni nelle zone del corso medio e inferiore del fiume. Lungo i 1.250 chilometri del corso d’acqua sono già in funzione tre dighe della capacità complessiva di 4,6 miliardi di metri cubi all’anno, che durante il periodo di siccità riescono a conservare soltanto il 40 per cento dell’intera portata del fiume.

La diga Gibe III, integrata con i precedenti impianti idroelettrici di Gibe I e Gibe II e più a valle con le dighe di prossima costruzione Gibe IV e Gibe V, è uno dei più grandi complessi energetici al mondo. Assieme al progetto Grand Ethiopian Renaissance Dam realizzata sempre da Salini Impregilo, riflette l’ambizioso obiettivo dell’Etiopia di avere una capacità di produzione di 40mila MW entro il 2035.

La diga della “Grande Rinascita”, in corso di costruzione sul Nilo Azzurro a circa 500 Km a nord ovest della capitale Addis Abeba, al termine dei lavori sarà la diga più grande d’Africa: lunga 1800m, alta 155m e del volume complessivo di 74.000 milioni di metri cubi, con l’enorme capacita di 6 mila megawatt. Il progetto, che dovrebbe essere ultimato a luglio, sta creando tensioni sia con il Sudan sia con l’Egitto: la preoccupazione riguarda l’accesso futuro alle acque del grande fiume.