Egitto prima meta degli investimenti, l’Fmi promuove l’economia
14 Febbraio 2019

L’Egitto guida la top ten dei migliori Paesi in cui investire in Africa per il secondo anno consecutivo. In base al rapporto “Where to invest in Africa” della Rand Merchant Bank, che ha stilato la classifica, due sono i fattori che fanno del Cairo la prima scelta: è il più grande produttore di ricchezza dell’Africa e ha il mercato del consumo più grande nella regione Mena (Middle East and North Africa). Gli esperti della banca sudafricana hanno anche osservato che l’Egitto ha il mercato più diversificato dell’Africa e ha fatto passi enormi per migliorare gli investimenti e il settore del legal.
Già adesso il 42% degli investimenti stranieri indirizzati all’Africa è destinato all’Egitto e si prevede un aumento. Nel 2017 gli investimenti esteri diretti nel Paese sono stati stimati in 7,4 miliardi di dollari, secondo i dati di Common Market for Eastern and Southern Africa – Regional Investment Agency (Comesa Ria) e le previsioni parlano di una crescita ulteriore grazie a incentivi fiscali previsti dalla legge sugli investimenti. L’afflusso di capitali è coordinato dalla General Authority for Investment (www.gafi.gov.eg) che, da organo regolatore, si sta sempre più trasformando in promotore. La nuova legge sugli investimenti esteri è stata promulgata nel maggio del 2017 e il regolamento esecutivo è stato rettificato il 28 ottobre 2017. Secondo la Farnesina, la nuova legge ha preso in considerazione tutte le criticità espresse dagli investitori stranieri negli anni precedenti e ha previsto una serie di incentivi, garanzie e facilitazioni procedurali.
A rassicurare gli investitori è soprattutto il quadro economico, confermato dal Fondo monetario internazionale. L’Fmi prevede un tasso di crescita economica del 5,9 per cento nel prossimo anno fiscale 2019/2020 che inizierà il primo di luglio. «Le prospettive macroeconomiche dell’Egitto rimangono favorevoli, sostenute da una forte attuazione politica: la crescita robusta e il restringimento del deficit delle partite correnti riflettono un rimbalzo del turismo e le forti rimesse, mentre la disoccupazione è scesa al livello più basso dal 2011», ha affermato David Lipton, primo vice direttore operativo del Fondo monetario. A inizio febbraio, il comitato esecutivo dell’Fmi ha completato la quarta revisione del programma di riforma economica dell’Egitto sostenuto dell’Extended Fund Facility. Il completamento della revisione consente di sbloccare l’equivalente di 2 miliardi di dollari, portando l’esborso totale dell’Fmi a circa 10 miliardi di dollari. L’accordo triennale prevede in totale 12 miliardi di dollari circa.
Otto anni dopo la primavera araba, l’economia egiziana rialza la testa. Nel biennio 2017-2018 il Pil egiziano è aumentato in media del +5,3%, in aumento rispetto al già positivo +4,2% del biennio 2015-2016. A questo si aggiunge il calo dell’inflazione, all’8% nel mese di novembre dopo il picco del 30% nel luglio del 2017. Le riserve di valuta estera sono salite a 42,5 miliardi di dollari nell’ultimo mese del 2018: quasi il doppio rispetto a quelle del dicembre 2016. Quanto alla disoccupazione, nel terzo trimestre del 2018 si è assestata a meno del 10%, sostengono le autorità egiziane. A fine 2016, superava il 12,5%.
Ma è il settore privato, non quello pubblico, l’osservato speciale del governo, come si legge nel Programma nazionale per la riforma economica. La remise en forme del pubblico è propedeutica ad attrarre e a trattenere investimenti stranieri che generino sviluppo attraverso la nascita – o la rinascita – di imprese e aziende private. Attualmente oltre sei milioni di cittadini lavorano nell’amministrazione pubblica: il ridimensionamento dell’impiego pubblico è una delle strategie al vaglio del governo – seppure impopolare – così come l’investimento nel turismo e nelle infrastrutture. Riguardo al canale di Suez, raddoppiato tre anni fa, dovrà essere sfruttato con maggiore intensità. Oggi attrae il 9% dei transiti mondiali.
Per quanto riguarda l’export, nel 2018 ha superato i 22 miliardi e mezzo di dollari rispetto ai 20,4 miliardi del 2017, ha dichiarato il ministro del Commercio e dell’Industria. I mercati i sbocco più importanti sono gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, gli Stati Uniti, l’Italia, l’Arabia Saudita e il Regno Unito.