Abu Dhabi e il pacchetto di incentivi da 13,6 miliardi di dollari
25 Luglio 2018

A inizio giugno Abu Dhabi ha annunciato un pacchetto triennale di incentivi da 13,6 miliardi di dollari e ha dichiarato che consentirà alle aziende con sede nelle zone franche di partecipare alle gare governative. In un messaggio sul profilo Twitter, l’erede al trono di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed al Nahyan, ha scritto che il governo elaborerà una serie di piani per stanziare maggiori fondi alle imprese nei prossimi tre anni. Inoltre, prenderà provvedimenti per sostenere nuove industrie, incoraggiare il turismo e rendere più facile fare affari. I funzionari sono stati incaricati di “elaborare un piano di lavoro entro 90 giorni”. Al Nahyan ha anche predisposto di accelerare i pagamenti dei contratti alle aziende private i cui ritardi hanno suscitato preoccupazioni tra gli imprenditori. I Paesi del Golfo cercano di sostenere la crescita delle proprie economie agganciando gli incentivi alla recente ripresa dei prezzi del petrolio, ma stanno intensificando gli sforzi per spostare le economie dalla dipendenza dal reddito di petrolio e gas, incoraggiando nuove industrie e attirando investimenti stranieri. Il programma di stimolo prevede di creare almeno 10mila posti di lavoro nel settore pubblico e privato in cinque anni.
Abu Dhabi sta vivendo alcune difficoltà nel settore privato e immobiliare, perché dipendenti dalla spesa pubblica. Per attirare maggiori investimenti, a metà maggio l’emirato ha avviato una serie di riforme a livello federale per consentire la proprietà straniera di società senza un partner locale e la concessione di visti più lunghi ad alcune categorie di cittadini stranieri. Il 20 maggio, il vicepresidente e primo ministro degli Emirati ed emiro di Dubai, Sheikh Mohammed bin Rashid al Maktoum, ha delineato le nuove disposizioni durante una riunione del gabinetto di governo. Tra le misure di maggiore importanza c’è il cambiamento dei visti per i lavoratori che potranno ottenere permessi validi fino a 10 anni, in particolare medici e ingegneri. Anche ad alcune categorie di studenti sarà concesso di ottenere visti più lunghi, generalmente di cinque anni. Altre modifiche includono la possibilità per gli investitori di detenere il 100 per cento di una società con sede negli Emirati. Al momento, alle aziende è richiesto di avere un partner locale che detiene il 51 per cento delle quote o azioni e soltanto le società di alcuni settori all’interno delle zone franche possono essere al 100 per cento di proprietà straniera. «Gli Emirati rimarranno un incubatore globale per talenti eccezionali e una destinazione permanente per gli investitori internazionali», ha affermato Sheikh Mohammed, citato dall’agenzia di stampa governativa Wam. Le modifiche annunciate entreranno in vigore entro la fine del 2018.
Con un Pil di circa 230 miliardi di dollari nel 2017, Abu Dhabi è l’emirato più ricco della federazione. Detiene circa il 6 per cento delle riserve petrolifere globali e, grazie alla sua attività petrolifera, nel 2009 ha salvato dalla crisi finanziaria la vicina Dubai.
Il crollo dei prezzi del greggio nella seconda metà del 2014 ha colpito le finanze dell’emirato costringendolo a fare tagli alla spesa pubblica, anche a livello federale, congelando diversi progetti infrastrutturali. Alle misure di austerità avviate subito dopo la crisi petrolifera si sono aggiunte una serie di riforme sul piano fiscale: in particolare il primo gennaio 2018, per la prima volta nella loro storia, gli Emirati Arabi Uniti hanno introdotto l’imposta sul valore aggiunto al 5 per cento sulla maggior parte dei prodotti e dei servizi. L’introduzione del nuovo schema fiscale riguarda soltanto alcuni settori quali l’istruzione, la sanità, l’energia, le telecomunicazioni, l’immobiliare (escluse le vendite di case per uso residenziale e gli affitti), le assicurazioni, il food and beverage. I trasporti, i biglietti aerei e le tasse scolastiche sono tuttora esenti.
Ad aumentare i prezzi hanno contribuito anche le accise, che però sono state limitate a tre categorie ritenute “dannose per la salute e l’ambiente”, come i prodotti del tabacco (100 per cento), le bibite gassate (al 50%, esclusa l’acqua minerale frizzante) e le bibite energetiche (100 per cento). “L’intento – ha spiegato il governo – è quello di ridurre il consumo di questi prodotti e al contempo aumentare le entrate. I cittadini degli Emirati Arabi Uniti godono di servizi pubblici eccezionali, come assistenza sanitaria, strade, istruzione, parchi, servizi sociali e gestione dei rifiuti. L’introduzione di Iva e accise aiuterà a diversificare le fonti di reddito in modo che i dipartimenti possano continuare a fornire servizi pubblici eccellenti e a garantire una qualità della vita elevata per le generazioni future”.
Anche l’Arabia Saudita ha introdotto l’Iva, mentre gli altri Paesi del Golfo come Bahrein, Kuwait, Oman e Qatar hanno annunciato che lo faranno dopo il 2019.

Fonti: Bloomberg, agenzia Nova